Paul Auster non si smentisce ed anche con un “semplice” diario personale riesce a distinguersi.
Lo fa con una scrittura in seconda persona che ottiene come risultato un simil racconto verso il lettore, seppur in realtà Auster stia parlando di se stesso con se stesso.
Dopo la lettura di Storia di un corpo di Daniel Pennac e Diari della bicicletta di David Byrne, ecco un altro libro che segue lo stesso filone, quello di aprirsi verso i propri lettori presentandosi con le proprie esperienze, curiosità, debolezze, timori, eccetera.
Un’operazione che permette al lettore più concentrato sui libri, di comprendere in qualche modo da dove vengano quelle opere e quale sia stato il percorso di vita dell’autore che le ha portate alla luce.
In qualche caso anche di capire come mai un autore abbia abbracciato un genere letterario piuttosto che un altro. Continua a leggere
Miele – Ian McEwan
Sarà l’atmosfera anglosassone, saranno gli argomenti, sarà forse il modo di raccontare che ingloba nella vicenda principale anche una serie di micro racconti, ma questo Ian McEwan si conferma nelle posizioni di vertice delle mie preferenze.
Diversi sono gli aspetti in comune con alcuni lavori di David Foster Wallace, vedi ad esempio La scopa del sistema, oppure con quelli di Paul Auster.
Infatti in taluni di questi libri non è cosa rara incontrare personaggi che svolgono lavori legati al mondo editoriale e quindi nei rapporti con i loro interlocutori, può succedere che essi riportino dettagli più o meno approfonditi circa le storie con cui si sono dovuti confrontare nel corso delle loro vicende quotidiane.
Ecco dunque le storie all’interno delle storie: un numero considerevole di potenziali spin-off che solo menti con un grande potenziale creativo possono produrre.
Per quelli che sono i miei gusti tutto ciò sarebbe già sufficiente per garantirmi un buon livello di coinvolgimento personale. Continua a leggere →
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