La Caduta dei Giganti – Ken Follett

Lo schema è quello del romanzo storico e il racconto avviene portando avanti in modo parallelo le vicende di diversi personaggi.

Una serie di personaggi legati tra loro costituisce la colonna portante dell’opera ed è attraverso la narrazione delle loro vicende private e professionali che viene illustrato il processo storico del secolo scorso.

In partenza gli scenari sono almeno tre: c’è la periferia di Cardiff in Inghilterra con la sua miniera di carbone che consente la descrizione delle condizioni di vita della plebe inglese e in contrapposizione c’è la realtà quotidiana della vita nella residenza di campagna del nobile Fitz, padrone di tutto il territorio circostante. membro della Camera di Lord e marito della principessa russa Bea.

Le origini di Bea consento di aprire uno scenario proprio in Russia, per la precisione a San Pietroburgo, dove le condizioni degli operai e la vita in generale sono peggiori di quelle dei minatori inglesi.

Siamo all’inizio del ventesimo secolo e cominciano le rivendicazioni sindacali e gli scioperi dei lavoratori in contrapposizione alle prepotenze dei padroni con l’inevitabile prova di forza tra le parti.

Le vicende della nobiltà inglese allargano il quadro della situazione introducendo almeno altri due aspetti: il primo è rappresentato dagli intrighi di corte che vedono nascere storie più o meno clandestine tra le dame e i frequentatori di palazzo, mentre il secondo consente di entrare sempre più in profondità nelle questioni politiche dell’epoca, in quanto diversi personaggi incontrati ricoprono incarichi politici.

Il lettore si trova pertanto ad avere queste storie parallele che in prima fase sono abbastanza separate, ma poi con il procedere del racconto si intrecciano sempre più, chiarendo quale fosse lo scenario mondiale del momento.

Ce n’è per tutti i gusti, si potrebbe dire.

La realtà della povera gente, sostanzialmente divisa tra minatori, operari e contadini e costretta a condizioni di vita estremamente difficili, viene ben descritta e questo, permette col senno di poi, di vedere le cose da un punto di vista che normalmente la storia non racconta.

La vita di società all’interno dei palazzi della nobiltà, con i relativi balli, salotti, incontri per il tè e quant’altro, hanno lo scopo di raccontare come tutta la politica e il mondo degli affari, siano soggetti ad un gioco parallelo informale attraverso il quale si decidono posizioni da prendere, investimenti da fare e guerre da combattere.

La parte che meno mi ha affascinato è stata proprio quella delle relazioni amorose clandestine: il gossip dell’epoca ancora tanto di moda oggi.

In realtà il tutto rappresenta una parte importante ed inevitabile della storia perché vede coinvolti personaggi di nazionalità diverse che da ottimi amici si trasformano in nemici con l’entrata in guerra dei propri Paesi.

Ed è proprio grazie a queste relazioni che l’autore può descrivere tutto quanto accaduto nel mese intercorso tra l’assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo e la prima dichiarazione di guerra che ha dato il via alla reazione a catena facendo scoppiare il primo conflitto mondiale.

E’ la parte più interessante, quella cioè che spiega come mai un attentato che coinvolge un piccolo paese come la Serbia e una nazione ormai in caduta libera rispetto ai fasti di un tempo come l’Austria, abbia potuto scatenare una catastrofe.

Nella storia che ci hanno insegnato a scuola non viene detto nulla di tutto questo; sembra che il passaggio da attentato a guerra sia stato una cosa ovvia.

Invece in questo libro, siccome i protagonisti sono coinvolti in prima persona anche se come personaggi secondari nelle vicende diplomatiche, si ha una cronaca quasi giorno per giorno dello scontro tra pacifisti ed interventisti e si capisce quali siano stati i meccanismi che hanno portato al coinvolgimento di Germania e Russia prima, di Francia e Belgio poi, con conseguente interessamento di Inghilterra, Stati Uniti e Giappone.

Vengono spiegati i vari trattati e le alleanze esistenti all’epoca tra le nazioni europee e i motivi che hanno portato i falchi di ogni paese ad avere la meglio sulla colombe.

Si capisce come l’orgoglio delle persone che ricoprono incarichi importanti spesso abbia conseguenze tragiche sulla gente normale.

Tornando all’aspetto generale del romanzo e alla sua struttura, si può dire che il tutto può essere letto in tre modi differenti:

una chiave di lettura è quella del documentario storico, dove la parte principale è costituita delle condizioni sociali dei lavoratori ai tempi delle aristocrazie europee e dalle conseguenze che le tragiche decisioni dei governi hanno sulla gente comune

una seconda chiave di lettura è quella propriamente della fiction televisiva, dove sono gli intrecci  amorosi e passionali che la fanno da padrone e l’aspetto storico seppur importante, viene illustrato come contorno della vicenda

una terza chiave di lettura può essere quella del film storico o di guerra vero e proprio, dove è l’azione che predomina sul resto e dove gli aspetti descritti in precedenza, pur con la loro importanza, servono da raccordo tra un’azione e l’altra.

A seconda di come ci si ponga di fronte al romanzo di Ken Follett si può dare un giudizio diverso.

Personalmente mi sento molto lontano da quella lettura in chiave fiction di cui la televisione sta forse abusando; il mio modo di vedere le cose mi porta a concentrarmi su altri aspetti, quindi gli amori clandestini li ho visti come necessari, ma secondari rispetto al resto.

Per me hanno l’importanza necessaria affinché il legame tra uno scenario e l’altro possa essere realistico; raggiunto questo scopo la mia attenzione passa ad altro.

Viceversa le stesse cose per molti potranno essere una parte importante.

Probabilmente questa diversità di emozioni è quello che rende un libro come questo godibile anche da persone con gusti diversi.

Tornando all’analisi del libro, ci sono alcuni aspetti che mi hanno fatto pensare:

il racconto sembra avvincente al punto che, nonostante si sia consapevoli che si tratta di un romanzo storico, ci si ritrova a fare il tifo per coloro che cercano di evitare la guerra e si leggono certi passaggi senza quel senso di scontato che un finale già conosciuto potrebbe indurre, anzi si arriva a credere che la guerra possa essere evitata per davvero.

In altri casi accade l’inverso, specialmente quando ci sono incontri o intrecci amorosi tra uomini e donne magari di differente livello sociale; mi è capitato spesso di prevedere in anticipo come sarebbero andate le cose, provando una certa delusione per la scontatezza degli accadimenti.

In ogni caso il modo di descrivere le cose è spesso molto coinvolgente; un esempio su tutti è rappresentato dal racconto della consegna dei telegrammi del ministero della guerra nel paesino di Aberowen dopo l’inizio della battaglia della Somme.

Volendo infine fare un parallelo con altri autori campioni di incasso del momento, mi sento di dire che non c’è paragone tra Ken Follett e Dan Brown.

I libri di Ken Follett non sono pieni di cose irreali come quelli di Dan Brown; diciamo che uno, Ken Follett scrive libri e l’altro, Dan Brown, scrive storie per film alla Indiana Jones, storie dove si può tranquillamente sorvolare su imprecisioni ed errori senza per questo incrinare il senso della vicenda.

Questo primo episodio della trilogia del secolo di Ken Follett comincia dalla situazione economico-politico-sociale che porterà allo scoppio della prima guerra mondiale e finisce con le prime riunioni di Hitler e visto dal punto di vista storico risulta molto interessante.

Tra le poche note stonata il fatto che a quanto pare il secondo libro della trilogia è previsto in uscita per il 2012 ed il terzo addirittura per il 2014; troppo lungo l’intervallo tra il primo e l’ultimo capitolo.

4 commenti

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4 risposte a “La Caduta dei Giganti – Ken Follett

  1. Pasquale

    Ciao. Sono a metà lettura del libro e concordo pienamente con la tua recensione!

  2. Bella recensione! Io ho scoperto Follett relativamente tardi ma per quel poco che ho letto di lui direi che sono d’accorod con te quando dici che non c’è paragone con Dan Brown e direi anche con molti altri autori di romanzi pseudo-storici…l’idea di iniziare una trilogia un pò m’intriga e un pò mi spaventa, per le attese più che altro, ma da quel che leggo mi pare che ne valga la pena! 😉

  3. Mario

    Sto finendo il volume. Mi è sembrato che sia mancata un po’ la freschezza e l’azione presenti nelle prime pubblicazioni di Follet. Un po’ di sintesi e 700 pagine avrebbero reso più intensa la/le storie ben cucite insieme da un grande scrittore.

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